Solitudine e farsi accettare - Genova
Dott.ssa Maria Rosa Pomella - 010.2512495 - 338.5251589

Solitudine e farsi accettare - Genova

Sentirsi soli e farsi accettare dagli altri - dott.ssa M. R. Pomella a Genova

Questo articolo riguarda le problematiche di Rosaria ed è stato tratto dall'esperienza clinica della dott.ssa Pomella, Psicologo, Psicoanalista e Psicoterapeuta a Genova.

Sentirsi soli e farsi accettare dagli altri

Caso clinico trattato dalla dott.ssa M. R. Pomella in merito ad un disagio legato a solitudine, nel suo studio a Genova, sito in Via Caffaro 1/13.

Rosaria, avendo perso entrambi i genitori, vive sola in una grande casa.
Frequenta l'università, si sente sola, così stringe varie amicizie.
Fra queste Jeanne, una ragazza straniera, visibilmente povera ma molto sicura di sé.
J., "la ragazza dal trench bianco" (così la chiama dentro di sé) esercita uno strano fascino su Rosaria, per la forza del suo carattere. Si sa che condivide un affitto con altri compagni in un appartamento dei vicoli.
R. inizia a offrirle la colazione, il tramezzino del pranzo poi, improvvisamente - sedotta dal bisogno evidente di J., ma anche dalla sua accecante sicurezza - le offre di andare a vivere "per un po'" a casa sua.

Il "bisogno" sembra più di R., che si sente isolata, piuttosto che di J., che accetta con disinvoltura. Inizia la convivenza, la disponibilità di R. è totale, da parte di J. nessun disagio, totale naturalezza. Un sorriso marmoreo.
Dopo un po', R. realizza che forse non ha mai sentito un «grazie».
Piano piano J. "si espande" nella casa di R., "colonizza" il bagno.
Spesso, dimentica di fare la spesa. In compenso, è maniaca dell'ordine e non trattiene qualche velata critica al disordine (pittoresco?) di R.
R. però è appagata perché si sente utile, e rimuove i dubbi.

Un giorno, tornando a casa, trova J. installata sul divano con un ragazzo.
È un compagno di università, straniero anche lui, Bernard.
Impulsivamente, R. lo invita a cena. Nelle settimane seguenti, Bernard ricompare ogni tanto, e ormai è scontato che si fermerà a cena.
Una sera, R. scorge un borsone in camera di J.: «Bernard si fermerà qualche giorno - dice J. - non riesce più a pagare l'affitto, sta cercando qualcosa di meno caro».

Una morsa fredda di gelosia ed esclusione serra improvvisamente il cuore di R..
Ora ha capito: Bernard non se ne andrà.
La breve illusione di "condividere" qualcosa con J., di spezzare la sua solitudine, è finita.

Non riesce a dire niente, come al solito. Sorride gentile, le sembra di elemosinare un po' di affetto. Ormai è lei a sentirsi ospite in casa sua.
Però qualcosa di bello, finalmente, accade anche nella sua vita. Un incontro.
Marco, un ragazzo più grande, da un po' di tempo le mostra interesse.
Le cose vanno velocemente, e nasce una storia.
Ora anche R. ha qualcosa da raccontare nelle serate a tre, sempre più rare, perché i due ospiti stanno sempre più per conto loro, cenano spesso da soli.
R. si sforza di conquistare un po' d'interesse, di percepire un po' d'affetto, ma ottiene solo un'attenzione un po' distratta, dolcemente ironica (come se lei fosse inadatta a queste cose?).

Marco e Rosaria vorrebbero vivere insieme, ma come? La casa è occupata!
Nella sua "infinita bontà", R. non si sente di mettere alla porta i suoi ospiti, neanche in questo momento. Così, Marco viene a vivere con lei in quella che ormai è una specie di "comune".
E nasce un nuovo equilibrio: gli "ospiti" (veri padroni?) lo accolgono con entusiasmo e mostrano di apprezzarlo. R. esulta, senza cogliere l'assurdità della cosa.

Lei è sempre un po' in ombra. Nascerà un terzetto di amici, con l'esclusione della padrona di casa? No: ma solo per la correttezza e l'equilibrio di Marco. Ripartono le serate, le cene conviviali, e R. è assurdamente grata dell'interesse che ora suscita "per interposta persona".
Tutto questo non dura molto.

All'improvviso, gli "ospiti a vita" diventano impazienti.
Vogliono il loro nido: dopo tanto tergiversare, dopo una così lunga situazione protetta, all'improvviso lo trovano. E, pigri come sono, tutto a un tratto comprano mobili, arredi.
Se ne vanno quasi in punta di piedi.
R. si sente assurdamente abbandonata.

Come è possibile, con un rapporto così labile, che le rifletteva solo la sua invisibilità? Eppure è così. Anche Marco si sente un po' abbandonato. Aveva finito per apprezzare "la comune". Contemporaneamente iniziano i problemi tra Marco e Rosaria. Ma questa è un'altra storia (o la stessa?).

Per R. si ripete un destino d'abbandono.
Sembra che non riesca a trattenere le persone. Marco se ne va e R. è sola.
Assurdamente, sente il bisogno di J., il bisogno di confidarsi, la speranza di avere indietro un po' di quel conforto che ha dato a piene mani. J. e Bernard sembrano quasi sorpresi di essere cercati, concedono un ascolto distratto, lievemente ironico e non privo di critiche.

Ma come, R. non si è accorta che Marco era già stanco di lei?
Che lei gli chiedeva troppo?
Che, in genere, chiede sempre troppo e non si accorge dei problemi delle persone?

R. è allibita. Come: adesso è lei l'egoista, l'ingrata, la persona insensibile?
Lei, che ha ospitato la coppia per due anni, e l'ha fatto con la massima semplicità, e anzi con piacere. Lei, che ha dato a Marco tutto quello che poteva?
È sconvolta, non capisce più, e arriva a pensare che si tratti di invidia, da parte di J. In fondo lei, R., ha molto di più: una bella casa, un po' di soldi, una laurea, un lavoro (tutto, tranne la capacità di farsi amare).
J. non ha realizzato molto, si è comportata da gazza ladra. Invidiosa e ingrata.

Eppure, gli ingrati sono preziosi.
Con la loro spietatezza, mettono a nudo la profonda ambiguità del donante.
Mettono a nudo le sue pretese, il suo narcisismo e soprattutto la sua incapacità di ricevere.
Rosaria lo capirà solo durante il percorso di Psicoterapia, iniziato dal suo senso di solitudine, intrapreso insieme nel mio studio a Genova.

Gradualmente impara a gestire il senso di abbandono vissuto alla morte dei genitori, che le aveva come imposto di essere autosufficiente e di occuparsi degli altri prima che di se stessa.
Impara ad ascoltarsi e a soddisfare prima le proprie esigenze, e questo la rende capace di "dare veramente". In questo modo Rosaria "impara a ricevere" attenzioni e gesti d'amore e a liberarsi da quel senso di solitudine che l'aveva a lungo accompagnata.


Questo articolo che tratta il tema della "solitudine" è una libera rielaborazione nella quala l'adozione di nomi e scenari fittizi tutela pienamente la privacy delle persone coinvolte.

Solitudine e farsi accettare - Genova: Contatta la dott.ssa Pomella

Nome e Cognome
Mail (obbligatorio):
Telefono:
Domanda o richiesta:

Sentirsi soli e farsi accettare dagli altri - dott.ssa M. R. Pomella a Genova