La dr.ssa Maria Rosa Pomella si occupa di nevrosi e disturbi nevrotici nel suo Studio a Genova, in qualità di Psicoanalista.
Esiste la guarigione dalla cosiddetta nevrosi?
Ecco la domanda fatidica che si pone ogni analizzando e ogni analista.
Abbiamo sentito parlare di "vantaggio secondario" della nevrosi, di "fuga nella guarigione".
Freud per primo si è posto il problema: analisi terminabile o interminabile?
Sappiamo tutto sulla resistenza del paziente, Lacan si è interrogato sulla resistenza dell'analista. Il complesso gioco del
transfert-controtransfert può diventare un gioco perverso e portare al blocco, tanto che l'analisi stessa diventi un sintomo?
Esistono gli analizzati cronici?
Analisti illustri come André Green hanno scritto su illusioni e delusioni della psicoanalisi.
Altri (Orefice Sabba) si sono interrogati sulla "sfiducia e diffidenza" che bloccano l'evoluzione.
Più modestamente, noi Psicoanalisti proviamo a capire e sintetizzare come è avvenuta la cosiddetta guarigione in tre casi:
sintomi isterici, sintomi ossessivi, sintomi psicotici.
I sintomi isterici all'apparenza "facili" da decifrare, possono essere incredibilmente resistenti. Prendiamo il cosiddetto attacco di panico.
I sintomi dell'attacco di panico sono eclatanti, una specie di "esplosione" che nasconde un concentrato di emozioni negate e
inespresse.
Sempre più persone soffrono di panico, donne specialmente e ora anche molti uomini.
L'attacco va "sfogliato", decomposto nelle emozioni sottostanti, tra cui si trova soprattutto l'aggressività negata e ritenuta
impossibile.
Non volendo prendere coscienza dei suoi sentimenti aggressivi, chi soffre di panico dirige l'attacco contro se stesso. Si sente soffocare,
vacillare, cadere, il cuore batte all'impazzata, la vertigine sembra spingere sull'orlo di un abisso.
Quando comincia a prende coscienza della sua rabbia, a gestirla, a non esserne terrorizzato, il paziente inizia a stare meglio. Ma è
un cammino duro perché queste persone, spesso dedite agli altri, non vogliono ammettere i propri sentimenti negativi.
Preferiscono "farsi saltare in aria" come i kamikaze, ma non vogliono colpire nessuno.
Gli ossessivi soffrono una tortura nascosta, il nemico è dentro.
È il pensiero. Non hanno sintomi fisici, ma il pensiero è cosi torturante, che a volte preferirebbero essere lobotomizzati.
Il pensiero può essere una coazione a ricordare nei dettagli, un'idea fissa di colpa, un pensiero assillante di gelosia. Non possono
liberarsi del pensiero come gli isterici non possono liberarsi del corpo invaso da sintomi.
Eppure grazie alla Psicoanalisi la guarigione dalle nevrosi è possibile.
L'ossessivo soffre di "horror vacui", non può vivere senza un pensiero organizzato come un sistema filosofico. Di recente un giovane
ossessivo ha scoperto la possibilità del "pensiero contemplativo", del pensiero che semplicemente riflette l'immagine del mondo e non
cerca la soluzione di un enigma. Hanno ripreso importanza le sensazioni, gli affetti, prima sottoposti alla tirannia del pensiero.
Ma perfino nel caso di "ossessioni maggiori", cioè di pensiero psicotico, a volte si può fare qualcosa (in questo
caso con l'aiuto dei farmaci).
Il delirio può essere di vari tipi, più spesso di persecuzioni o di colpa (il più delle volte, persecuzione e colpa
sono intrecciate).
Un giovane, invaso da pensieri deliranti di colpa, si è rivolto al mio studio di Genova.
A poco a poco, chiarita l'origine e il significato della sua angoscia, è approdato ad un pensiero più realistico, in cui anche
le inevitabili "persecuzioni" della realtà sono state interpretate in senso non punitivo.
Il giovane ha potuto accettare il confronto con la realtà e la possibile frustrazione senza rientrare in "rifugi della mente" di tipo
psicotico.
In questo caso di nevrosi a Genova, sono stati decisivi la precocità dell'intervento e la giovane età del ragazzo. Ma, in tutti questi casi, la guarigione non somiglia a un trionfo, somiglia piuttosto ad un ridimensionamento delle attese: a una resa pacificata.