La dott.ssa Maria Rosa Pomella è Psicologo e Psicoterapeuta e si rivolge a giovani per problemi adolescenziali, a Genova, nel suo studio di Via Caffaro 1/13.
Arturo ha avuto un'infanzia da libro di fiabe.
Particolarmente bello, la madre lo pettinava come il Piccolo Lord,
lo vestiva con pantaloncini all'inglese e camicie ricamate; particolari
che Arturo adolescente ricorderà con spietatezza e racconterà in analisi.
Era portato per la musica e prendeva lezioni di pianoforte,
omaggiato come un piccolo Mozart.
Sua madre era solita dirgli: «Il tuo nome è il nome di un re, o di una stella».
Tra i libri della madre ce n'era uno particolarmente amato, "L'isola di
Arturo" di Elsa Morante. Arturo pensava veramente di possedere un'isola
(come Sancho Panza) e una stella.
Quando era arrabbiato, diceva: «Vado sulla mia isola».
Per chi si sente un re o una stella, così unico, la nascita di un
fratello non è prevista: è un evento infausto. Simone nasce quando
Arturo ha quattro anni.
Il nostro eroe perde un po' di sicurezza, diventa timido e segreto,
la madre non riesce a carpire nulla del suo mondo interiore. Cresce,
eccelle a scuola e nello sport, continua a studiare musica: unico neo,
è molto timido e ha pochi amici.
Si è "rassegnato" alla presenza di Simone, che da parte sua lo ammira incondizionatamente, allegro e pacioccone tanto quanto Arturo è segreto e misterioso: i due fratelli trovano un accordo basato sull'indiscussa supremazia intellettuale di Arturo.
In terza media avviene un brusco cambiamento.
I professori considerano Arturo il "fiore all'occhiello" della scuola,
ma lamentano (i professori devono pur lamentarsi!) il suo isolamento. Ma
in terza media... l'impeccabile Parsifal si mescola alla plebe.
Si avvicina ai due ragazzi più scalmanati, Luciano detto Lucignolo e Cesare detto Caligola, diventa improvvisamente una specie di capobanda e forse, nel terzetto, circola anche un po' di fumo. Nello stesso tempo, Arturo si interessa a una compagna di classe, bella e gentile, dal nome shakespeariano di Viola. Una fanciulla da dolce stil novo.
Insomma: eros e aggressività iniziano a scuotere il mondo interiore del nostro eroe.
Diminuisce l'interesse per lo studio, e perfino per musica e sport.
Arturo sembra stanco del suo personaggio, del perfetto Piccolo Lord.
Insegnanti delusi, madre delusa: non importa, in questo momento solo
l'amicizia e l'amore sembrano contare.
A casa, il povero Simone viene schiavizzato, i genitori ignorati.
Fuori casa, Arturo ha la sua prima rissa: si fa male, si provoca una frattura alla mano.
Sarà la frattura col suo mondo infantile; rischia di essere anche frattura
con i genitori, la madre specialmente, che non riesce ad accettare il cambiamento.
Intanto Arturo scrive versi per Viola, e si firma Icaro.
Icaro? Vuole raggiungere il sole, ha paura di cadere?
Conclusa non gloriosamente la terza media, Arturo approda al liceo di Viola.
Continua il rapporto con Caligola, basato su qualche forma di trasgressione,
nasce però un rapporto nuovo con Tommaso, introverso compagno di classe,
dedito al computer.
Arturo oscilla fra trasgressione e computer.
Abbandona scoutismo, vela e pianoforte: chiede e ottiene uno strumento nuovo, un
trombone, con cui si sfoga clamorosamente.
A scuola continua la tecnica collaudata di deludere tutti: non studia, impedisce ai professori
di investire su di lui, solo la sua intelligenza lo salva dal disastro.
Sembra accanirsi nel deludere i genitori: si fa sorprendere a fumare,
veste peggio che può, è sempre taciturno e inavvicinabile.
La moto sarà il punto di rottura.
La moto è stata pretesa e concessa "sulla fiducia", cioè sul solito ricatto
scolastico: ogni anno Arturo rischia, e riemerge alla fine con salvataggi "in extremis".
Inforcata la moto, avrà un numero preoccupante di incidenti, contusioni e di nuovo fratture.
La madre ricorda con terrore quel nomignolo di Icaro, che non le era piaciuto per niente.
Dopo l'ennesimo incidente, la madre parla con Icaro e lo convince a fare
"qualche seduta", per capire la sua tendenza "autopunitiva" (?).
In cambio una promessa: la pericolosa moto sarà sostituita da una macchina di
seconda mano (sarà una gloriosa Polo rossa).
Ecco dunque l'ex re degli elfi diventato un Giovane Holden in
psicoanalisi per affrontare i suoi problemi adolescenziali a Genova, nel mio studio.
Per lui è uno scherzo, una beffa: è convinto di riuscire a giocare l'analista
come ha sempre giocato i professori (facendosi amare, odiare, lasciandoli perplessi).
Ma questa volta non si sente giudicato, nessuno pretende qualcosa da lui.
Nessuno vuole cambiarlo: è solo invitato a raccontare la sua storia.
E la storia un po' alla volta viene fuori...
È la storia di un bambino gravato da troppe pretese, da troppi privilegi,
un bambino che non voleva essere speciale.
La storia di un adolescente che pretende di sbagliare, che vuole piacere agli amici inadatti,
che vuole cambiare ragazza (non c'è più Viola ma Giada, molto meno perfetta).
La storia di un figlio che esige un amore non condizionato da parte dei genitori.
Arturo capisce, o comincia a capire, che sta pagando un prezzo eccessivo,
che costa a lui per primo voler "distruggere" il personaggio perfetto.
Ormai ha 17 anni, frequenta la seconda liceo, l'anno prossimo avrà la maturità.
Si rende conto di aver messo un gusto particolare nel distruggere la propria
eccellenza scolastica. A quale scopo?
È diventato rinunciatario, passivo? Non ha un sogno particolare per il suo futuro?
Sì, come no. Arturo vuole diventare ingegnere informatico, oppure medico.
Ma si preoccupa di informarmi che lui non è molto intelligente: l'intelligenza è stata
la sua condanna quando era un bambino perfetto, ma ora per fortuna non è più così intelligente.
Qui il racconto entra nel vivo.
Perché Arturo ha tanta paura della sua intelligenza? Con che cosa l'ha barattata?
Viene in mente il personaggio biblico che ha barattato la primogenitura con un
piatto di lenticchie. Ma non era un piatto di lenticchie.
Durante la terapia per affrontare i suoi problemi adolescenziali, Arturo mi
racconta di come era chiuso, incapace di comunicare, isolato da tutti: in questi anni di
trasgressione si è costruito delle amicizie, che i genitori disprezzano, visto che si tratta
di Cesare (Caligola) o del timido Tommaso, o di pochi altri (con cui sta creando un complessino musicale).
Amicizie importantissime per lui: è stato laborioso costruirle, ha dovuto sacrificare
lo studio, diventare meno perfetto.
Al posto della stilnovistica Viola ora c'è Giada, una ragazza vivace, che lo fa un po' soffrire ma con cui costruisce un rapporto reale. Giada lo aiuta a uscire dal binomio Tommaso-Cesare: uso compulsivo del computer o delle droghe leggere. Giada però è sgradita ai genitori, e ancora una volta Arturo prende coscienza del suo bisogno costante di deludere.
Aveva un rapporto perfetto con la madre, un rapporto "culturale" (leggere, ascoltare musica),
ma anche leggero e scherzoso: ora la madre vive da parte sua una costante provocazione e delusione.
Deludere la madre (e il padre!) può essere un processo di individuazione, ma il prezzo da
pagare può essere troppo alto.
Arturo viene alle sedute di terapia per gioco, ma il gioco inizia ad affascinarlo.
Qui non è così facile deludere o provocare. E gli aspetti più distruttivi vengono riassorbiti.
Ora il gioco delle parti è più vario, non c'è solo vincere o perdere.
C'è il bambino, l'adolescente, l'amante, il giovane uomo.
Ho visto Arturo diversi anni dopo da quando venne a Genova, nel mio studio, per i suoi problemi
adolescenziali. Ha studiato ingegneria; ha mille curiosità e interessi,
vuole girare il mondo.
È in coppia con Michela, una compagna di studi. Il rapporto con i genitori è ottimo.
Sul bel viso di giovane uomo c'è qualcosa di molto serio e compunto.
È la stessa espressione di Arturo bambino.