Attacchi di Panico Genova
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Attacchi di Panico Genova

Disturbi d'ansia - Attacchi di Panico Genova - dott.ssa Maria Rosa Pomella

La dott.ssa Maria Rosa Pomella si occupa di disturbi d'ansia tra cui attacchi di panico nel suo Studio a Genova.

Attacchi di Panico

Il panico si sta diffondendo come un'epidemia.
Che cos'è il panico? Un attacco d'ansia acuto, spersonalizzante, con sintomi fisici: vertigini, dolore al cuore, nodo alla gola.
Gloria, Donata, Barbara, Tania e molte altre soffrono di panico e ricorrono all'analisi.

Ho già raccontato la storia di "Principessa", la giovane donna priva di appoggi affettivi ma destinata a sostenere gli altri, che viene invasa da una nuvola di panico ogni volta che deve negare i suoi sentimenti: sentimenti pesanti, rabbia rivolta abbandono.
Ma le storie sono tante.


Gloria ha la prima crisi di panico mentre sta andando all'università incontro al suo primo ragazzo, Pietro.
Il marciapiedi sprofonda, poi si solleva: una vertigine violenta, Gloria rischia di cadere. Verrà in seduta accompagnata dalla madre.
Famiglia normale, ricca di valori e di affetti, adolescenza serena: cerchiamo invano il punto di rottura.
Viene alla luce un episodio infantile. Gloria e la sorella venivano affidate ai nonni. C'è stato un episodio atroce, una molestia da parte del nonno, affetto da demenza senile, molestia di cui le bambine hanno parlato solo anni dopo.

Ma che legame ci può essere con la situazione attuale, con le crisi di panico che si susseguono dopo la prima? Nessuno, apparentemente.
Eppure... Gloria stava andando incontro al suo primo rapporto d'amore, alla sua vita adulta.
Ma l'idea dell'amore era già contaminata dentro di lei. Tradimento, da parte di una persona cara. Tradimento e abbandono sono spesso alla radice del panico.

L'evoluzione di Gloria sarà positiva.
Diventerà una giovane donna appassionata, con molti interessi: università, teatro, attività politica, impegno sociale.
In campo amoroso faticherà un po'a trovare la sua dimensione, attratta spesso da persone instabili, per gustare di nuovo la vertigine del tradimento e dell'abbandono.
E su questo lavoreremo.


Donata è una donna coraggiosa. Ha superato un fallimento matrimoniale e vive sola. La sua vita si illumina con un nuovo incontro e la nascita di una figlia.
Poi sopravviene il crollo: il fratello amatissimo la tradisce, "estorcendo" ai genitori, tramite firme di garanzia, la casa di famiglia.

Donata, pur lottando coraggiosamente, sprofonda nel panico. Ha potuto tollerare l'allontanamento del marito, non quello del fratello, con cui è cresciuta.
Donata affronterà una lunga analisi per le sue problematiche (di cui l'attacco di panico è il più evidente) in studio a Genova. Si è sentita orfana: improvvisamente ha perso tutta la famiglia, dato che i genitori, per debolezza senile, hanno sostenuto il fratello.
Il panico è stato devastante: difficile stare in piedi, con le radici recise.


Il panico sembra soprattutto femminile, ma a volte travolge anche gli uomini.

Maurizio ha avuto un'esperienza simile a quella di Donata. Figlio secondogenito, da sempre gli è stato preferito il fratello maggiore, che è riuscito a carpire molti privilegi.
Maurizio rischia di crollare quando il fratello s'impadronisce dell'amatissima casa di campagna: è panico, con semi-svenimenti e sintomi cardiaci.
Anche qui, siamo di fronte a un tradimento e a un "complotto di famiglia": i genitori sembrano colludere con la prepotenza del primogenito.
Attraverso l'analisi, Maurizio imparerà a resistere e a concentrarsi sul nuovo nucleo famigliare (compagna e figli), vincendo il trauma dell'isolamento.


Ascoltando queste storie, ho avuto una precisa sensazione: il panico è come uno tsunami, un uragano emotivo composto di sentimenti negati: come se tutti i sentimenti che non si riescono a provare, che vengono rimossi si concentrassero in una grande ondata che rischia di travolgere.
E tra i sentimenti negati spesso il più forte è la rabbia. Una persona tradita, abbandonata, calpestata è giustamente piena di rabbia, di invidia, gelosia, odio: sentimenti "negativi" che non si vorrebbero provare, anche perché fanno sentire impotenti.
Così vengono respinti nell'inconscio, da cui a volte ritornano attraverso la grande ondata del panico.

Ma non esistono sentimenti negativi: senza una giusta percezione del torto subito, gli "umiliati e offesi" non potrebbero mai difendersi né riscattarsi.
Non si tratta di diventare "violenti", ma solo di tentare di non aggredire sé stessi.

Lavoriamo così, con fatica, per imparare a percepire i propri sentimenti "in tempo reale", senza cancellarli e senza condannarsi all'inettitudine e all'odio feroce contro sé stessi.


Il caso di Tania è meno drammatico.
Tania inizia l'università e senza preavviso viene sommersa dalla paura.
Non può più uscire di casa; se riesce a raggiungere l'aula della lezione, presto si sente soffocare, deve guadagnare la porta e fuggire.
Verrà in seduta accompagnata dalla madre.

Tania ha avuto un'adolescenza dorata, molto protetta: ha frequentato un liceo prestigioso e difficile, da cui è uscita col minimo dei voti.
Ma questo non basta a spiegare la violenta crisi di rigetto nei confronti dell'università: infatti, affiora anche una storia d'abbandono. Tania si era innamorata del più bel ragazzo del liceo, che la teneva in sospeso e all'improvviso l'ha lasciata.

Niente di drammatico? Non è così per una ragazza iperprotetta, figlia unica di genitori molto comprensivi, al centro di una grande rassicurante famiglia: difficoltà scolastiche e rifiuto affettivo hanno minato ogni sicurezza.

Tania si sente sostenuta dall'analisi e inizia a elaborare le paure che stanno alla base dei suoi attacchi di panico, durante il trattamento analitico in studio a Genova.
Cambia facoltà: inizia gradatamente a frequentare centellinando le presenze e "ancorandosi"ai nuovi compagni. Gli esami vengono affrontati e "smantellati" uno a uno, prima che Tania prenda gusto alla vita universitaria e si scopra capace e competente.

Ma c'è ancora una prova.
Il nuovo fidanzato, molto tranquillo e rassicurante, ben diverso dal primo, la lascia improvvisamente e quasi senza spiegazioni.
La storia si ripete?

Tania ha una reazione fin troppo positiva: si dispera un pò, ma ben presto esce, sfreccia in moto, va in discoteca, ha piccole storie. Vede le amiche.
Una reazione "sex and the city", la chiamiamo, ma io sono un pò perplessa.

Mi rendo conto però che qui affiora la classica dicotomia della persona vittima del panico: grande energia e grande fragilità; una forza interiore "incapsulata" che rischia di volgersi contro sé stessa.
In seguito, Tania farà una scelta affettiva normale, non "impossibile" come la prima o "difensiva" come la seconda: un rapporto alla pari, in cui riuscirà ad affrontare anche qualche aspetto conflittuale senza esserne distrutta.


E poi, Patrizia. Una giovane donna, sposata e madre di un bimbo, chiusa in casa dal panico.
Non può uscire per le strade del paese, perché viene atterrata dalle vertigini. Non può andare a prendere il bambino a scuola.
A volte esce in macchina portando il telefonino come "cordone ombelicale" con la casa.

Può andare in moto, stranamente: non è però così strano, per le donne vittime del panico le cose difficili sono a volte più accessibili delle cose semplici.

Patrizia ha consumato tutta la sua energia per sposare un uomo sgradito ai genitori, uno straniero; è diventata così molto dipendente dal marito (che la accompagna in analisi), ma non sopporta questa dipendenza, non sopporta di aver perso il lavoro e di vivere chiusa in casa.
Unico sfogo, abbellire la casa con il suo estro artistico e organizzare cene sontuose per gli amici.

Patrizia deve ritrovare la sua forza interiore e la sua capacità trasgressiva, annullate dal panico. Ci riesce: mettendo a frutto la sua grande abilità come cuoca e arredatrice, prenderà un locale e lo trasformerà in un raffinata trattoria.
Un doppione di casa? All'inizio sì, le comunicazioni tra i due spazi (casa e trattoria) erano difficili. Poi, le molteplici necessità organizzative fanno sì che Patrizia poco a poco "si dimentichi" del panico e riconquisti la libertà di movimento.
Un'operazione semplice e geniale; un vero atto trasgressivo. La trasgressione (sposare uno straniero, "tradire" la famiglia, lasciare il lavoro) aveva fatto ammalare Patrizia, ma alla fine l'ha guarita: Patrizia ha trasgredito il codice della paura, della colpa e della dipendenza.


È un caso esemplare: nel panico è nascosta una grande energia repressa.
È quasi una regola, valida per questa giovane donna, particolarmente energica e dotata, ma valida anche in generale: la nostra energia interna, se non viene utilizzata, si perverte e si trasforma in sintomo.

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